
Domenica 13 aprile abbiamo ospitato la dottoressa Mariolina Ceriotti Migliarese, neuropsichiatra, psicologa e psicoterapeuta, nonché autrice di numerosi libri, nell’ambito della Sessione Generale di Far-Famiglia a Brescia. L’evento aveva per tema “Perfetti / Imperfetti – L’educazione in famiglia tra fragilità e speranze” ed è stato organizzato insieme all’associazione Banca del Tempo ed alla parrocchia S. Maria della Vittoria, con il patrocinio del Comune di Brescia.
Il presidente nazionale di Far-Famiglia, Andrea Valenti, ha introdotto l’incontro evidenziando la necessità di riflettere sull’educazione in famiglia con un approccio positivo e concreto, non – come troppo spesso accade – spinti dall’onda emotiva legata a qualche fatto di cronaca che ci interpella. L’approccio positivo e preventivo è quello tipico dei percorsi Far-Famiglia, che da quasi trent’anni accompagna i genitori secondo una metodologia operativa e divertente.
Il responsabile della Banca del Tempo, Andrea Valli, dopo aver presentato le attività della sua associazione, ha introdotto Daniela Affinita, giornalista dell’emittente locale Telettutto, e la dottoressa Ceriotti Migliarese.
L’intervistatrice ha posto delle domande molto incisive, di seguito riportiamo una sintesi delle risposte.
Educare: passione, fiducia e speranza
Innanzi tutto, mi presento: sono medico e mamma, sposata da molti anni, con figli e nipoti. Scrivo non solo sulla base dello studio, ma anche sull’esperienza. L’educazione è un compito faticoso ma bellissimo. Diventare genitori non richiede perfezione assoluta o competenze eccezionali, ma richiede passione e desiderio di crescere. Il bambino appena nato non sa nulla: tutto dipende dalla risposta dell’adulto. Educare è accompagnare.
Il valore del carattere
Viviamo in una società che premia lo sviluppo individuale, ma per essere felici servono anche buone relazioni. Le relazioni funzionano se vengono coltivate quelle qualità che rendono una persona ricca in umanità; tali qualità umane costituiscono il carattere della persona che non è innato, ma si costruisce. Il bambino è per natura egocentrico. Solo con l'aiuto dell'adulto impara che non è il centro del mondo. Se cresciamo bambini convinti che tutto ruota attorno a loro, saranno adulti infelici e con cattivo carattere.
L’imitazione e il ruolo dell’adulto
I bambini apprendono più da ciò che vedono che da ciò che sentono. Osservano, assorbono, imitano, nell’ambito del loro limitato punto di osservazione. Se vedono un genitore sempre arrabbiato, penseranno che quella è la verità. Il pensiero infantile è egocentrico: un bambino che vede la mamma triste penserà di esserne la causa. Per questo è importante chiederci cosa vedono davvero i nostri figli. Per questo un approccio educativo positivo e consapevole deve sempre mettersi dal punto di osservazione del bambino che non è quello di un adulto. Un bambino non è un adulto in miniatura, ha un “funzionamento” diverso; riuscire a leggerlo è una competenza fondamentale per noi genitori.
Educazione precoce e l’influenza del tempo presente
Bisogna educare sin da molto piccoli. L’educazione è (dovrebbe essere) precoce per definizione. D’altra parte, non è mai troppo tardi per cambiare. Possiamo sempre correggere il tiro. Anche piccoli gesti quotidiani, come portare a scuola i figli con serenità o accompagnarli con un sorriso, incidono sul loro benessere.
Patologia o difficoltà educativa?
Tanti genitori, oggi, si rivolgono a specialisti anche in assenza di vere patologie. In realtà molte difficoltà sono relazionali ed i genitori hanno tutte le risorse per gestirle. Se un bambino ha criticità nel comportamento a casa ma è sereno a scuola, dorme e si alimenta regolarmente, non presenta altri punti di difficoltà, non si tratta di una patologia. Osserviamo il quadro nel suo complesso prima di etichettare un comportamento come patologico.
Il ruolo del padre
Il padre ha un ruolo essenziale e complementare a quello della madre. Se la madre tende a proteggere, il padre guarda agli obiettivi. La differenza di prospettiva è una ricchezza ed è uno “strumento” formidabile nell’educazione.
Educare non è addomesticare
C'è il rischio che l'educazione oggi diventi addomesticamento: vogliamo bambini tranquilli più che bambini sani. Uno strumento usato per “addomesticare” è lo smartphone. Ma lo smartphone calma senza insegnare a calmarsi. Il bambino ha bisogno della relazione per svilupparsi, ed anche per calmarsi, non della distrazione “tecnologica” che – in realtà – lo spegne.
Smartphone e noia
Lo smartphone non è solo uno strumento, è un mondo. Bisogna proteggerli, non solo istruirli all'uso. La noia non è di per sé negativa. È dalla noia che nasce la creatività. Se tutto è sempre riempito, i bambini non imparano a inventare. La creatività nasce dalla capacità di attingere al proprio mondo interiore.
Si è aperto, quindi, lo spazio per le domande del pubblico.
Il valore del tempo condiviso
È vero: le nostre giornate sono “un frullatore” e non abbiamo il tempo che vorremmo per le relazioni. Non sempre possiamo avere tanto tempo, ma possiamo scegliere come viverlo. Quando ci siamo, dobbiamo esserci davvero. A tavola, per esempio, spegnere i cellulari è un gesto simbolico e pratico. Proprio perché scarso, il tempo per le relazioni va vigilato con impegno.
Codice materno e codice paterno
È un tema complesso. La madre è figura di identificazione sessuale per la figlia, il padre lo è per il figlio. La bambina impara ad essere donna dalla mamma; il bambino, il suo essere uomo dal papà. Il sesso opposta ha la funzione di conferma: la madre indica la via dell'identità femminile, il padre la conferma. E viceversa.
Separazione e continuità genitoriale
Quando la coppia si separa, la coppia genitoriale resta. L'amore per i figli chiede rispetto per l'altro genitore, almeno nel suo ruolo. I figli hanno bisogno di entrambe le figure, anche dopo una separazione.