
Incontriamo Giuseppe Manni, Direttore delle Risorse Umane (HR manager) di una importante realtà industriale, per fare due chiacchiere sulle competenze richieste nel mondo del lavoro e di come le attività di Far-Famiglia possono avere un impatto anche in questo ambito.
1. Ciao, Giuseppe, puoi presentarti e presentare l’azienda per la quale lavori?
Certamente! Sono Giuseppe Manni, HR Manager - Responsabile delle Risorse Umane di Raffmetal S.p.A., una realtà industriale di rilevanza europea con sede a Casto, in provincia di Brescia. Svolgo il mio ruolo con grande passione e dedizione, impegnandomi quotidianamente per garantire che il nostro ufficio risorse umane contribuisca attivamente alla crescita e al benessere dei nostri dipendenti. Con il mio team, ci occupiamo di tutti gli aspetti relativi alla selezione, inserimento, gestione, organizzazione, welfare, formazione e sviluppo professionale dei colleghi. Oggi Raffmetal, uno dei principali produttori di leghe di alluminio in Europa, conta più di 550 dipendenti e registra un fatturato di circa 700 milioni di euro.
2. In cosa consiste il tuo lavoro di HR manager?
Nel mio ruolo di HR Manager, mi occupo della gestione strategica e operativa delle risorse umane all'interno di Raffmetal. Questo implica la cura di ogni aspetto del ciclo di vita del dipendente, dalla selezione e inserimento di nuovi talenti alla loro formazione e sviluppo professionale, fino alla gestione del clima aziendale. L'obiettivo principale è quello di garantire che ogni dipendente disponga degli strumenti, delle competenze e del supporto necessari per esprimere al meglio il proprio potenziale, in armonia con i valori e gli obiettivi strategici dell'azienda. Il mio lavoro si concentra anche sulla promozione di una cultura aziendale positiva, in cui il benessere e la crescita delle persone sono al centro di ogni iniziativa.
3. Cosa cerca un’azienda in un nuovo assunto, in particolare in un giovane?
Quando un’azienda seleziona un nuovo collaboratore, cerca principalmente tre qualità: competenze tecniche, una mentalità aperta e la capacità di adattarsi al contesto aziendale. In un giovane, queste qualità sono particolarmente importanti. Ciò che cerchiamo in un giovane professionista è la curiosità, la voglia di apprendere, la capacità di lavorare in modo proattivo e, soprattutto, un approccio orientato alla crescita. Non ci aspettiamo che un giovane abbia già esperienza consolidata, ma è fondamentale che possieda una mentalità aperta e un forte spirito di iniziativa, che gli permetta di mettersi in gioco e di affrontare le sfide con impegno. Inoltre, sono fondamentali anche la capacità di lavorare in squadra e la predisposizione alla comunicazione efficace, oltre alla gestione autonoma del tempo e delle priorità.
4. Mi pare di capire che, accanto alle competenze tecniche, siano fondamentali anche altre competenze: puoi dirci qualcosa delle “competenze trasversali” e del perché sono così importanti in azienda?
Esattamente! Oltre alle competenze tecniche, le cosiddette "competenze trasversali" o soft skills rivestono un ruolo cruciale in azienda. Queste includono abilità come la comunicazione, la gestione dei conflitti, il problem solving, la capacità di lavorare in team e di adattarsi ai cambiamenti. Le soft skills sono fondamentali perché permettono di costruire relazioni efficaci con colleghi, clienti e partner esterni. Consentono di affrontare con successo le sfide quotidiane e di operare in modo efficiente in un ambiente in continua evoluzione. In altre parole, le soft skills non solo migliorano la qualità del lavoro, ma sono ciò che trasforma un buon professionista in un elemento di valore per l'intera organizzazione, contribuendo in modo determinante al successo dell'azienda.
5. Come un giovane può imparare e far crescere queste “competenze trasversali”?
È ovvio che gran parte delle “competenze trasversali” sono comportamenti che si acquisiscono nell’ambito dell’educazione ricevuta in famiglia. Nel contesto lavorativo, un giovane può sviluppare tali competenze mettendosi alla prova in contesti diversi e imparando ad affrontare situazioni nuove. Ad esempio, partecipando a progetti di gruppo, lavorando in team, praticando attività sportive di gruppo o dedicandosi a esperienze di volontariato. Queste esperienze, infatti, sono un'opportunità per crescere e acquisire capacità di collaborazione, gestione dei conflitti e resilienza. Inoltre, è fondamentale avvalersi di mentori e formatori che possano guidare e offrire feedback costruttivi. La formazione continua, il confronto diretto con colleghi esperti e l’autovalutazione sono altrettanto importanti. Il feedback è uno strumento essenziale per il miglioramento personale e professionale: essere aperti al feedback, saper ascoltare e riflettere sulle proprie esperienze sono passaggi fondamentali per crescere nel tempo.
6. Far-Famiglia si occupa proprio dell’aiuto che i genitori possono dare ai loro figli, sin da piccoli, perché acquisiscano i “buoni comportamenti”: come valuti questo approccio?
Ritengo che l’approccio di Far-Famiglia sia estremamente prezioso e lungimirante. I “buoni comportamenti” acquisiti fin dalla più tenera età, nell’ambito familiare, rappresentano la base solida su cui si costruiscono il carattere e le competenze di un individuo. L'educazione alla responsabilità, alla solidarietà e alla collaborazione, che può essere appresa in famiglia, prepara i giovani non solo ad affrontare la vita con maggiore consapevolezza, ma anche a inserirsi in contesti lavorativi e sociali con maggiore efficacia. Le famiglie sono il primo nucleo educativo e sono fondamentali nel trasmettere valori e comportamenti positivi. Il lavoro che Far-Famiglia svolge, aiutando i genitori a trasmettere tali principi, contribuisce a formare persone che, con il tempo, potranno fare la differenza nella società e, non meno importante, nel mondo del lavoro.